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Il
perché delle radici cristiane dell’Europa
Siena,
18 settembre 2004
(dal Bollettino “Dalle
Api alle Rose - S.Rita”; Ag-Set 2004 n.6.
www.santaritadacascia.org)
[..] G.P.II chiede insistentemente la presenza nella Nuova
Costituzione Europea di un riferimento alla sue radici cristiane. Ne
enucleiamo i principi seguendo un commento di Vittorino Grossi che si
rifà al libro La formazione della cultura europea occidentale
(ed. Herder 2003) del prof. Bruno Luiselli, noto studioso della
cultura romanoebraica.
La
cultura nel senso umanistico della “cultura-animi”, ancorata cioè
alla classicità greco-romana e, per il tempo moderno, a quella nata
dall’illuminismo della rivoluzione francese, riflette la concezione
elitaria della società, di quella dell’uomo colto rispetto alla
massa dei cittadini, occupata per lo più nella lotta per la
sopravvivenza. Chi la pensa così vedrebbe bene inserito nella Nuova
Costituzione Europea il richiamo a tali componenti, completamente laiche
e prive perciò di ogni remora religiosa.
Ma c’è un altro concetto di cultura, quello dell’insieme
dei modelli di una società, nel caso quella dei Paesi dell’Europa
occidentale, che si modellano come fenomeno di massa tramite
l’inculturazione cristiana e l’acculturazione romana portate dalla
cristianizzazione. I vari popoli migratori del tardoantico, approdati
nell’Europa ad est come ad ovest, si modellarono su un modello
lievitato dal cristianesimo che, sulla sua piattaforma di comprensione
del mondo, coagulò alla caduta delle istituzioni dell’Impero romano
la romanità sopravvissuta e le aspirazioni dei nuovi popoli
insediatisi in Europa. Nella prospettiva storica
del loro formarsi le radici culturali
della moderna Europa sono state perciò quelle cristiane.
Ma volendo inserire tale dato nella Costituzione Europea vi sarebbe
stato, per qualcuno, una sperequazione religiosa verso i cittadini di
credo diverso. [..]
Invece,
con la richiesta di un riferimento nella Costituzione Europea alle
radici cristiane non si vuole intendere una svalutazione e una
disattenzione alle persone di credo diverso, ma solo valorizzare le
componenti che hanno dato origine all’Europa come noi ce
l’abbiamo. [..] Il motivo fondamentale delle richiesta in atto
riguarda perciò non tanto un passato da evidenziare (una memoria a
volte da purificare, ma in qualche modo sempre da utilizzare
implicando in essa il cammino storico della civiltà occidentale),
quanto l’attingere i dovuti elementi per un futuro da delineare e da
costruire, quello dell’Europa già approdata alla realtà di una
nuova società stabile anche se in movimento. Dopo la “Carta dei
diritti fondamentali dell’Unione europea” si è elaborata la Nuova
Costituzione Europea. In questo processo
di costruzione dell’Europa è implicata la natura dell’identità
europea che, a sua volta,
implica anche il delineare il ruolo dell’insieme delle professioni
fondamentali che saranno a base della costruzione della nuova identità
collettiva. Verranno impiegate in tale direzione tante energie comuni
per la formazione della presente/futura collettività. E tutti si
chiedono su quali cardini ci si muoverà, su quali binari ci si
incammierà. Ciò dipenderà dai punti di riferimento della
Costituzione. Per tale motivo lo studio
delle radici, quale importante
piattaforma per un futuro da costruire, diventa primario sulle scelte
da promuovere e da attuare. Esse sono già iscritte nel tessuto
connettivo delle nazioni che popolano l’Europa occidentale. È in
gioco un riferimento di scelta di valori di libertà maturati
all’interno di un’inculturazione cristiana occidentale, che non
potranno mai essere disattesi. Il riferimento al comma 4 dell’editto di Costantino
dell’anno 313: «Io Costantino Augusto e io Licinio Augusto (..)
decidemmo (..) di dare ai cristiani e a tutti gli uomini libera scelta
di seguire la religione che essi volevano» e alla “Carta dei
diritti fondamentali dell’Unione europea” che nell’art. 10 del
cap. secondo, riconosce ad ogni individuo: «Libertà di pensiero, di
coscienza e di religione», e alla richiesta d’inserire nella
“Bozza della Convenzione europea” un riferimento alle radici
cristiane dell’Europa, non riguarda pertanto solo un generico
richiamo storico di tali valori. Si tratta di un richiamo
“costituzionale”, vale a dire è da
considerarsi la base di sviluppo per ogni ulteriore decisione. [..]
G.P.II in “Ecclesia in Europa” (cap.VI, 108) precisa: «Certamente
non si può dubitare che la fede cristiana appartenga, in modo
radicale e determinante, ai fondamenti della cultura
europea. Il cristianesimo infatti ha dato forma all’Europa,
imprimendovi alcuni valori fondamentali. La modernità europea stessa
che ha dato al mondo l’ideale
democratico e i diritti umani
attinge i propri valori dalla sua eredità cristiana». In altre
parole, la memoria storica
cristiana è da ritenere una
delle componenti indispensabili per fondare la prospettiva culturale
dell’Europa di oggi, vale a dire la sua
identità. [..]
Se l’ago della bilancia per la costruzione
della Nuova Europa si dovrà cercare nelle radici che l’hanno
formata, il modo
culturale di concepire tali radici diventa ancora più importante. Il
pressare di G.P.II a fare attenzione alle radici cristiane
dell’Europa e di farne prendere coscienza inserendo espressamente
nella Nuova Costituzione tale riferimento, non
si presenta infatti come un
voler privilegiare la religione
cristiana a discapito di altre religioni oggi
presenti nel territorio europeo, ma
di lievitare quell’umanesimo
europeo formatosi tramite l’inculturazione
cristiana dell’Europa, che fu
un fenomeno di massa dei popoli insediatisi su tale territorio.
Il recente studio del prof. Bruno Luiselli mette in luce scientificamente, attraverso l’analisi delle tante
fonti a disposizione che lui maneggia
magistralmente, questo dato culturale cristiano dell’Europa
Occidentale. Nel volume di 637 pagine raccoglie la sua lunga ricerca
sulle tre radici culturali
del formarsi dell’Europa (il mondo romano cristiano, il mondo
germanico ed il mondo celtico). Se l’immigrazione dei popoli
germanici nella Romania occidentale e l’affermazione del
cristianesimo furono due cause fonfamentali che portarono in Occidente
alla fine del mondo antico, tali
nuove realtà furono anche, secondo la conclusione di Luiselli,
fattori determinanti della formazione della cultura europea
occidentale. Tramite, infatti, l’inculturazione cristiana nel mondo
romano e l’acculturazione romana (strutture sopravvissute della
paideia classica) portate nei versanti barbarici dal cristianesimo,
nacque un nuovo statuto dei popoli abitanti l’Europa occidentale. Il
mondo germanico, attraverso le due vie dell’inculturazione cristiana
e dell’acculturazione romana, sfociò in quella pluralità di regni
nati sulle rovine dell’Impero romano, aventi tuttavia come
coagulante la religione cristiana, sino a raggiungere in Carlo Magno
il maggior punto di coesione. Il tramonto dell’Impero carolingio
diede inizio all’aurora delle nazioni europee, lievitate ancora una
volta dal cristianesimo, che in Occidente aveva nel vescovo di Roma il
suo punto di riferimento, anche nel concepire l’organizzazione della
società.
Lo studio del prof. Luiselli mette in luce
con doviziasa documentazione le radici
cristiane dell’Europa. Il disattenderle
complicherebbe a dismisura le linee dell’identità europea.
Potrebbe anche essere indice di puntare su una nuova Europa nel quadro
di una civiltà tecnologica ed economica priva
dei suoi punti di riferimento.
Avremmo una società fondata sulla globalizzazione selvaggia che,
nelle leggi del mercato/profitto, riconosce la sua unica identità.
Forse la coscienza delle responsabilità nel discutere dell’Europa
è aumentata, lo studio del prof. Luiselli rispecchia quella
dell’onestà intellettuale cristiana nel contribuire al formarsi
della Nuova Europa.[..]
("estratto" dell'articolo di Vittorino Grossi)
Nota
- Per approfondire il tema delle radici cristiane d'Europa, si
consiglia:
Il Ponte, gen.2006;
ed. on-line www.basilicacateriniana.com
; F.Piccini: Il presepe dei domenicani;
J.Ratzinger - L'Europa di Benedetto nella crisi delle culture;
ed. Cantagalli 2005;
J.Ratzinger - Fede, Verità, Tolleranza: il Cristianesimo e le
religioni del mondo; ed. Cantagalli;
M.Pera/J.Ratzinger - Senza Radici: Europa, Relativismo,
Cristanesimo, Islam; ed. Mondadori;
G.Boccardi - Una santa degli europei: Caterina da Siena; ed.
Cantagalli 2003;
Ranieno Avogadro - Le radici cristiane nella costruzione
dell'unità etica e culturale dell'Europa (da
AA.VV. I sei compatroni d'Europa e la carità intellettuale); ed.
Aracne Roma 2005;
F.Piccini - Siena. La cripta di San Domenico, cuore delle
radici cristiane d'Europa (da La Patrona d'Italia e
d'Europa, n.2 giugno 2006, ed. Cantagalli,
Siena)
Rino Fisichella -Identità dissoluta - Il Cristianesimo lingua
madre dell'Europa, ed. Mondadori (pagg.132).
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Curiosità
sull'origine della bandiera europea.
Sulla questione dell'Europa cristiana credo che ci debba essere maggiore informazione, finanche a risalire alla
nascita della stessa bandiera europea con 12 stelle, di cui pochi ne conoscono la vera origine.
Il problema se lo posero già dei bambini intelligenti di una scuola elementare di Parco del Gran Sasso
(cfr. Corriere della Sera, La Stanza del 6 giugno 1999), ai quali lo stesso grande giornalista
Montanelli, non scandagliando a dovere,
replicò lapidariamente: «Risposta semplice, bambini. Il numero delle stelle ha smesso di rappresentate quello degli Stati. Si tratta di un simbolo, e bisogna accettarlo come
tale».
Ma la spiegazione è più circostanziata; infatti, sempre
in La Stanza, Elena M. di Strasburgo (Francia) replicava il
13 giugno 1999: «[..] Secondo un'altra versione, la bandiera sarebbe stata ispirata dalla tradizione cattolica: blu è il colore mariano e le stelle sarebbero le 12 stelle della corona della Vergine descritta dall'Apocalisse (capitolo
XII). Le stelle non rappresentano dunque gli Stati bensì, simbolicamente, i popoli europei uniti (le stelle non sono allineate, ma "fanno girotondo"). La bandiera con le 12 stelle fu adottata l'8 dicembre del
1955»
Ebbene, data la circostanza, per essere ancora più precisi, è opportuno riportare anche un articolo della rivista mariana
La Madre, del 1998 (di cui non si conosce il mese! si è però in possesso della fotocopia del brano), in cui Mons. Angelo
Comastri, Presidente del Collegamento Nazionale Mariano, racconta specificatamente tutta la storia, sconosciuta di sicuro alla maggioranza delle persone:
«BENEDETTA Bianchi Porro, una grande cristiana del nostro tempo, nel suo diario annotò:
'Tutto è segno per chi crede' È vero! Se sappiamo leggere la scrittura delicata di Dio nella storia umana scopriamo tanti segnali di tenerezza e di provvidenza. Ve ne presento uno, che forse pochi conoscono.
Nel maggio del 1949 fu istituito a Strasburgo il "Consiglio d'Europa", organismo privo di poteri politici effettivi e incaricato solo di porre le basi per la costituzione di una federazione europea.
L'anno dopo, esattamente nel 1950, quel "Consiglio" bandì un concorso di proposte, aperto a tutti gli artisti del Continente, per arrivare a scegliere una bandiera della futura Europa Unita.
Un giovane pittore (giovane, allora evidentemente!) di nome
Arsene Heitz partecipò con un bozzetto molto originale, nel quale dodici stelle bianche campeggiavano in cerchio su uno sfondo azzurro. Come nacque questa idea? Lo stesso autore ha rivelato di essere un grande
devoto della Madonna e di recitare ogni giorno il santo Rosario. Quando seppe del
concorso europeo, egli stava leggendo la storia di Santa Caterina Labouré e, affascinato dal racconto delle apparizioni mariane, volle procurarsi per sé e per la moglie la 'medaglia
miracolosa'. In tale medaglia egli vide l'immagine di Maria e quelle dodici
stelle, che lo colpirono tanto da... finire sul suo bozzetto della bandiera europea. E cosa accadde? Tra migliaia di proposte, con sorpresa dello stesso Arsene Heitz che aveva partecipato alla gara senza farsi illusioni, il "Consiglio d'Europa" scelse proprio il suo bozzetto. Vale la pena sottolineare che il
responsabile della Commissione giudicante era un ebreo: Paul M.G.
Levy, Direttore dei servizio di stampa e informazione del "Consiglio
d'Europe". Ciò dirnostra che la scelta non avvenne per motivi confessionali, bensì con assoluta libertà di giudizio della Commissione.
Non solo. Quando Arsene Heitz disegnò dodici stelle sulla bandiera europea, gli Stati del "Consiglio" non erano dodici. Qualcuno lo fece notare, ma intervenne Paul M.G. Levy per spiegare che
il numero dodici rappresenta un simbolo di
pienezza. E, infatti, quando gli Stati membri dell'Europa finirono col superare il numero dodici, le autorità comunitarie stabilirono ufficialmente che il numero delle stelle della bandiera era da considerare irreversibile.
Ma c'è un altro particolare di rara bellezza: la bandiera azzurra con il Cerchio di dodici stelle venne adottata ufficialmente
1'8 dicembre 1955: un
giorno mariano per eccellenza, cioè il giorno in cui i cristiani ricordano l'Immacolata Concezione di
Maria.
Non è un segno? Non è un sorriso materno di Maria? Non è un messaggio d'affetto e di protezione?
Vi confesso candidamente che questa meravigliosa "interferenza mariana" nella storia europea mi lascia ben sperare per il futuro della nostra Europa: con Maria si può camminare
sicuri!»
Aggiungo io: da quando Santa Caterina da Siena è divenuta Compatrona d'Europa (dal 1.10.1999) mi piace immaginarla col vessillo europeo issato al vento, celestialmente orgogliosa della scelta delle 12 stelle, frutto dell'ispirazione della Vergine
Maria.
Siena, 27 giugno 2003.
(Un Caterinato - Lido Marchetti)
(Nota - cfr.anche La bandiera dell'Unione ispirata alla
corona della Vergine, di Vittorio Messori; Corriere della Sera: 14
luglio 2003)
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QUALE EUROPA
Rémi
Brague: menzogna storica negare il ruolo
delle radici cristiane
(da La
Patrona d'Italia e dell'Europa n.3 -lug/set.2008)
“Possiamo pure essere d’accordo sul fatto che l’Europa non debba
rinnegare le sue radici cristiane. Ma
occorre rendersi conto che ciò resta possibile. Vi sono anzi persone
che lo desiderano. Ciò potrebbe attuarsi solo attraverso una
gigantesca menzogna storica. Queste persone lavorano per
realizzarla”. Per il filosofo francese Rémi Brague,
il messaggio di Benedetto XVI a Vienna è anche un invito all’Europa
a non coprirsi più gli occhi. Prestare acriticamente il fianco alle
nuove ideologie antiumane galoppanti
è come arrendersi preventivamente all’assedio di un’armata
straniera.
>Professore,
la sorprende che Benedetto XVI abbia scelto
l’identità europea come tema centrale del suo
primo
viaggio pontificale in Austria?
L’Austria è il luogo ideale per
questo genere di riflessioni per via della sua storia. Quest’impero
multinazionale, multilingue, in
maggioranza cattolico ma con delle minoranze calviniste, ebraiche e
persino musulmane, costituiva un’Europa in piccola scala. Come
essa l’impero era imperfetto, fragile, disordinato ma vitale.
Per di più Vienna fu il luogo dell’ultima avanzata verso l’Europa
dell’impero ottomano arrestato nel 1683
dai polacchi di Jan
Sobieski (…).
La vittoria militare non sarebbe stata possibile
non sarebbe stata possibile senza una riaffermazione
innanzitutto spirituale. E’ ciò che aveva
compreso Marco d’Aviano che
Giovanni Paolo II ha beatificato. Oggi, nessun esercito assedia
l’Europa. Ma sembra che essa cerchi
qualcuno o qualcosa
a cui potersi arrendere. Essa ha un bisogno urgente
di persone come questo cappuccino italiano.
>Nel
discorso alle autorità politiche
e al corpo diplomatico, il Papa cita i “terribili cammini”
del passato
europeo,
a cominciare dai “restringimenti ideologici della filosofia, della
scienza ed anche della fede,
l’abuso
di religione e ragione per scopi imperialistici(…)”. Cosa
pensa di questa diagnosi?
Apprezzo il fatto che rappresenta anche un esame di coscienza
rivolto agli stessi cristiani e non solo una polemica rivolta verso
l’esterno. Il Papa osserva che la stessa fede
può subire un restringimento
ideologico e una strumentalizzazione
imperialistica. Apprezzo particolarmente l’uso dell’aggettivo
“ideologico”. Esso identifica il pericolo, cioè
una corruzione che può annientare la scienza come la religione.
L’ideologia perverte la religione prendendola per una scienza,
ma può anche pervertire la scienza prendendola per una religione.
Parlare di un abuso imperialistico della ragione mi sembra pure
importante. Il progetto moderno voleva ridurre la ragione a
un ruolo strumentale e metterla al servizio del dominio della natura.
Ne scorgiamo i pericoli: siamo partiti dal “regno dell’uomo” (Bacone)
per sfociare all’ “uomo è qualcosa che
deve essere superato” (Nietzche).
>Allo
stesso tempo, continua il Papa, fra le caratteristiche dell’Europa
vi è “ una capacità d’autocritica
che,
nel vasto panorama delle culture del mondo, la distingue e la
qualifica”.
Puntare uno sguardo critico su di sé è in
effetti, sembrerebbe, una caratteristica storica dello spirito
europeo. Se ne osserva la presenza fin
dalla Grecia antica, con Erodoto. Gli
storici romani erano capaci d’immaginare gli argomenti
degli avversari del dominio romano e di formularli con
eloquenza. Le descrizioni meravigliate di civiltà esterne
all’Europa, come quelle di Marco Polo, sono state fin dal Medioevo
degli autentici successi. Nelle lettere persiane Montesquieu
non fa che adattare un procedimento che s’incontra già nel
XIV secolo, prima di Cristoforo Colombo e di Copernico.
>L’autocritica
implica l’uso di argomenti razionali,
anch’essi evocati ancora una volta dal Papa come
risorsa
costituente della fede cristiana.
Il vero interrogativo che occorre porsi non è “come correggere la
fede attraverso la ragione”, ma invece “quale genere di fede è
capace di accettare e persino di auspicare
un dialogo con la ragione”. Trasponendo ciò nella storia del
pensiero, personalmente non amo che si parli
della “ragione greca” che sarebbe giunta per correggere la fede
biblica. Infatti, la fede biblica è aperta
alla ragione. Essa lo è poiché non consiste nel sottomettersi a
un Dio che esige
obbedienza e annienta
coloro che gliela rifiutano. Essa consiste nel giungere a dialogo con
un Dio che accetta di entrare nella storia
come un sostegno per il suo popolo, ad esempio, liberandolo
dalla cattività. Guardiamo al modo in cui i profeti d’Israele
rappresentano Dio che “fa una scenata” al suo popolo come un
innamorato deluso. Egli ragiona con esso,
prende come testimoni elementi della natura o di altri popoli chiamati
ad arbitrare, fa valere degli argomenti. Se
la religione biblica non avesse contenuto elementi di razionalità,
presenti nelle narrazioni, come avrebbe potuto aprirsi alla ragione
greca, presente nei concetti?
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